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Una vittoria netta, completa, senza incertezze, una vittoria totale. Di quelle che da troppo tempo mancavano ai Broncos.

Partire favoriti in un match casalingo e confermare il pronostico senza affanno, dominando come si deve contro una squadra sulla carta più debole. E’ quello che si aspetta dalle grandi squadre. E questa domenica i Broncos hanno fatto esattamente questo. Vincere dominando portando a casa una vittoria importante per dare sicurezza e morale, ancora più che classifica.

I Broncos sono senza il MLB Joe Mays che deve scontare un turno di squalifica per il colpo inflitto a Matt Schaub domenica scorsa. Lo sostituisce nella starting lineup il veterano Keith Brooking, e c’è da dire che non fa rimpiangere l’assenza. In difesa riprende il suo posto da titolare anche Tracy Porter, dopo l’esclusione nel secondo tempo domenica scorsa (forse per infortunio, forse per gli errori commessi, forse per entrambi). In attacco tutti confermati con la G Manny Ramirez che sostituisce ancora l’infortunato Chris Kuper, che però ha ripreso ad allenarsi e tornerà presto. Read on »

Una partenza da incubo. Tre intercetti di Manning, un fumble e un punt nei primi cinque drive. La prima palla consegnata all’attacco avversario sulla linea di una yard. Un primo quarto da dimenticare e la partita che è già praticamente finita.

Così è iniziato il Monday Night ad Atlanta dove i Broncos cercavano conferme dopo l’ottimo esordio vittorioso contro gli Steelers. Invece si sono viste tutte le cose negative che potevano vedersi. La ruggine è tornata prepotente sul braccio di Manning, che gestisce sempre bene l’attacco sul corto ma come alza la testa e prova il lancio sulla media distanza, arriva puntuale come le tasse l’intercetto da parte dei Falcons. Tre intercetti gravi, con lanci sbagliati completamente che solo a uno come Manning si possono concedere senza storcere troppo il naso. Si ha la certezza che si possa riprendere anche da un inizio che ammazzarebbe un toro. Il bonus glielo si deve concedere, la sua esperienza e la sua grande qualità fanno si che si possa chiudere un occhio e pensare che lui stesso sarà in grado di correggersi da solo e migliorare già durante la partita, anche se ormai compromessa, ma sopratturro durante la stagione nelle prossime gare. Read on »

Peyton Manning ha deciso, giocherà a Denver le restanti stagioni della sua carriera. Questa mattina ha contattato John Elway per avvisarlo della scelta.

I Broncos stanno cercando di cedere Tim Tebow.

Si è dunque conclusa l’attesa per sapere dove il futuro Hall of Fame avrebbe chiuso la carriera. La scelta è caduta sui Broncos, forse grazie all’ottimo lavoro di John Elway, che sembra essere riuscito a convincere il giocatore che Denver è la franchigia giusta per lui.

Analizzando i vari elementi che possono aver influito sulla scelta, c’è sicuramente l’influenza che l’ex qb numero 7 dei Broncos ha su tutto l’ambiente NFL, e il fatto stesso che lui sia riuscito in carriere a vincere ben due Superbowl dopo i 36 anni (età che Manning raggiungerà nei prossimi giorni) fanno di lui un esempio vivente che con la squadra giusta si può ancora puntare a vincere anche nel finale di carriera.

Se però sono chiarissimi e condivisibili i motivi che hanno spinto i Broncos a rischiare il tutto per tutto per prendere Peyton Manning e garantirsi così il loro franchise quarterback per i prossimi due-tre (forse quattro) anni, non è così palese come mai l’ex Colts abbia preferito i Broncos ad altre realtà apparentemente più allettanti.

Miami è stata scartata quasi subito, nonostante Peyton abbia casa nella città della Florida, non è evidentemente considerata un ambiente giusto per vincere subito. La stessa cosa potrebbe essere detta per Arizona, dove la presenza di Larry Fitzgerald, uno dei migliori ricevitori della lega, non basta per far emergere la franchigia da un certo anonimato, non rendendola una destinazione allettabile.

I 49ers a un certo punto sono entrati in gioco un po’ a sorpresa e sono sembrati da subito i favoriti. Una squadra arrivata a un fumble dal superbowl l’anno scorso, il coach of the year, una difesa molto forte e in attacco armi di tutto rispetto, dal TE Vernon Davis, al RB Frank Gore ai ricevitori Micheal Crabtree e l’ultimo arrivato Randy Moss. Il tutto in una città fantastica, con un buon seguito di pubblico e di stampa. L’unica pecca è il fatto di appartenere alla NFC, dove già ci sono i Giants del fratellino Eli ed è ormai chiaro a tutti che il sogno della famiglia è quello di vedere in futuro il Manning Bowl con la sfida tra i due fratelli al Superbowl.

Tennesse è dove Manning ha frequentato il college, i Titans puntavano sulla sua familiarità con lo stato e hanno fatto di tutto per convicere Peyton a giocare con la franchigia, fino ad offrirgli un contratto “a vita” con tanto di ruolo proprio alla Elway al termine della carriera. La stampa locale e il proprietatio Bud Adams ci credevano davvero, pensavano di avere tutte le armi al posto giusto, ma evidentemente Peyton ha visto qualcosa che non gli è piaciuto in pieno, forse il progetto sportivo, o forse il troppo clamore della stampa, non lo sapremo mai ma alla fine ha scartato anche questa ipotesi.

A Denver trova una squadra in ricostruzione, giunta ai playoff un po’ per “miracolo”, ma all’interno di una division abbordabile, e la sola presenza di Manning la porta ad essere la favorita per rivincere l’AFC West e approdare nuovamente ai playoff. Le armi a sua disposizione non sembrano essere molte però, i due ricevitori principali sono al momento Demaryius Thomas, che ha dato segnali di grande qualità, se sta bene fisicamente potrebbe avere l’anno dell’esplosione definitvia e diventare uno dei top WR della lega. Con lui ci sarà Eric Decker, che nella prima parte della stagione scorsa ha fatto grandissime cose, dimostrandosi un ottimo ricevitore dal buon fisico, mani solide e ottime tracce corse, mancando solo della velocità esplosiva per andare sul profondo. Con i passaggi rapidi di Manning dovrebbe essere il prinicipale bersaglio e garantire un buon successo. Dietro di loro però c’è il vuoto, Royal è stato perso in free agency (ai Chargers) e Matt Willis non è al momento una certezza.

Servono sicuramente altre armi da offrire a Manning, il reparto TE è da ricostruire visto che Daniel Fells (Patriots) e Dante Rosario (Chargers) hanno lasciato la squadra. Restano il rookie Julius Thomas, dal grande potenziale ma ancora non mostrato, e Virgil Green, più bloccatore che altro. Sicuramente ci sarà un tentativo per arrivare a Dallas Clark, arma principale di Manning ai Colts.

La linea di attacco è discreta, anche se più adatta al gioco di corse che alla protezione sui passaggi. In ogni caso il LT Clady è una garanzia, la posizione che va migliorata è quella del centro, e anche qui pare ci sia intersse per Jeff Saturday, il centro storico di Manning ai Colts.

I running back vanno migliorati, Willis McGahee è reduce da una ottima stagione ma ha 32 anni e serve almeno un altro RB all’altezza di fare il titolare (Moreno putroppo ha deluso le attese). Anche se il gioco di corse non sarà più così utilizzato (almeno non come l’anno scorso) non si può credere che il solo McGahee possa bastare. Inoltre Manning va “protetto” non costringendolo a lanciare 40 palloni a partita, ma sfruttando la sua qulità per portarsi in vantaggio subito e poi gestire il match con le corse come piace a John Fox.

La difesa dei Broncos è costruita per gestire il vantaggio, infatti ha ottimi pass rusher, ma soffre ancora troppo contro le corse. Sono stati rifirmati i due linebackers Joe Mays (MLB) e Wesley Woodyard (WLB) ma c’è l’incognita DJ Williams che rischia 6 giornate di sospensione per l’utilizzo di sostanze vietata (già effettuato il ricorso, come lui anche Ryan McBean).

Servirà un upgrade durante il draft almeno nella posizione di DT, dove Bunkley al momento sta valutando le alternative e non ha ancora firmato il rinnovo propostogli. E’ stata firmata la safety Mike Adams dai Browns e si cerca un CB da affiancare a Champ Bailey, mentre non è ancora noto se Brian Dawkins giocherà ancora o si ritirerà per i guai al collo.

Insomma, l’impressione è che non sia stata la forza della squadra a convincere Manning, visto che c’è ancora molto da fare per definirsi dei “contender” per il Superbowl, anche dopo l’arrivo dell’ex colts.

L’ambiente, il coach (che darà carta bianca per gestire l’attacco a Peyton), la dirigenza, la città e soprattutto John Elway e la sua presenza carismatica hanno fatto si che il free agent migliore di tutti i tempi abbia deciso di continuare la sua carriera ai piedi delle Rocky Mountains.

La Tebowmania dovrà farsene una ragione…


Grandi Broncos, grande Demaryius Thomas, grande Tim Tebow. Grandi tutti.

Davvero uno prova maiuscola per una squadra che non è ancora “compiuta” ma che è sulla buona, anzi ottima, strada per lasciare il segno negli anni a venire.

Siamo arrivati ai playoff e già questo bastava per rendere di successo una stagione inziata con pochissime aspettative, se non quelle di avere davanti anni di ricostruzione.

E ai playoff abbiamo stupito tutti, lasciando a bocca aperta il mondo NFL e a bocca asciutta tutti i critici di Tim Tebow in primis e dei Broncos in generale.

Una domenica da ricordare, come tante ce ne sono state quest’anno, ma questa ha un sapore speciale, arrivava sul palco scenico più importante, quello dei playoff, da troppo tempo lontani da Denver. Contro una squadra forte, fortissima, seppur rimaneggiata (è corretto ricordare tutti gli infortuni che hanno colpito gli Steelers prima e anche durante il match), esperta e di casa nei playoff, con tre appariazioni al Super Bowl e due vittorie negli ultimi anni. Read on »

Ancora una volta, ancora in overtime, ancora un finale incredibile.

I Broncos quest’anno non vogliono farci smettere di sognare. Ci stanno regalando una serie di emozioni fortissime, domenica dopo domenica, partita dopo partita. Emozioni altalenanti, che vanno dall’entusiasmo allo sconforto, dall’incredulità alla rassegnazione. Un altalena che non accenna a fermarsi.

Ieri si è vissuto un altro capitolo di questa incredibile annata. Raggiunti i playoff nel peggiore dei modi, reduci da tre sconfitte a dir poco deludenti, con tutti i pronostici contro e la maggior parte dei tifosi quasi rassegnati a vedere l’epilogo della stagione contro i più forti Steelers, abbiamo invece vissuto la più entusiasmante domenica di football degli ultimi anni.

AFC Wildcard allo Sports Authority Fields at Mile High, i Pittsburgh Steelers sconfitti al Super Bowl l’anno scorso e reduci da un’ottima stagione regolare (12-4) arrivano a Denver acciaccati a causa dei numerosi infortuni che li hanno colpiti nelle ultime settimane. Tra le assenze più gravi quella del running back Rashard Mendenhall e del centro Maurkice Pouncey, oltre all’impossibilità di schierare la safety Ryan Clark per un’insofferenza a livello sanguigno che gli impedisce di giocare in altura. Ma l’infortunio più preoccupante riguarda la caviglia di Ben Rothlisberger, il qb degli Steelers che è apparso nettamente limitato nella mobilità a causa di questo infortunio, che però non gli impedisce di essere in campo.

La chiave della partita dovrebbe essere proprio la pressione che la difesa dei Broncos deve mettere sull’acciaccato Big Ben per limitarne le giocate e limitare quindi l’attacco degli Steelers, già in difficoltà per l’assenza del loro running back principale e quindi con problemi sia sui giochi di corsa, che sul passing game. Read on »

Le sensazioni al termine del match sono contrastanti. La peggior partita dell’anno arriva nella domenica in cui, grazie alla vittoria dei Chargers, ritroviamo quell’accesso ai playoff che mancava dal 2005.

Grande soddisfazione quindi, per un risultato che a inizio anno sembrava irraggiungibile, la vittoria nella AFC West e l’accesso al primo turno dei playoff. Davvero un ottimo risultato.

Ma grande delusione e anche preoccupazione, per una squadra che si è fermata proprio quando sembrava aver trovato la sua dimensione. Le ultime tre partite sono state tre sconfitte che non lasciano nulla di positivo. Due debacle totali contro i Patriots e i Bills, e una partita offensivamente ridicola contro i Chiefs.

Se aggiungiamo che domenica si doveva vincere e quindi dare tutto per accedere ai playoff, lo spettacolo visto è sicuramente deprimente. Contro una squadra che non aveva più nulla da chiedere al campionato, se non la rivincita personale di Kyle Orton contro la squadra che l’ha tagliato preferendogli Tim Tebow. L’attacco ha messo insieme solo tre punti, 60 yards di passaggi (6 su 22 con 1 int) e nessun TD. L’incapacità di mettere insieme dei drive decenti, contro una difesa precisa che non ha lasciato spazio ai ricevitori, ha rimesso in luce tutti i limiti di questi Broncos.

Poco da dire sul match, attacco davvero anonimo, solo Willis McGahee si difende bene con 145 yards su 28 corse, ma oltre a questo davvero poco. La difesa ha tenuto discretamente dando tutte le possibilità all’attacco di vincere la partita, fino all’ultimo, ma non c’è stato verso di mettere insieme qualcosa di buono.

Non è arrivato nemmeno il “solito” miracolo nel Tebow Time, quando con il risultato ancora in gioco e la partita dei Chargers ancora aperta, bastava un solo TD per garantire i playoff ai Broncos. Invece le chiamata offensive del coaching staff, tornate monotone e prevedibili, e i problemi nel trovare la soluzione giusta da parte di Tim Tebow, hanno chiuso la partita. Sconfitta per 3-7 in casa, e sguardo al tabellone per vedere se i Raiders commettevano gli stessi errori, facendosi battere da una squadra già in off-season.

Da notare inoltre il brutto infortunio alla guardia Chris Kuper, per lui la rottura della caviglia in uno dei primi giochi del match. Grave perdita perchè oltre a essere un ottimo bloccatore è anche il leader della linea d’attacco e un capitano della squadra.

E così è stato fortunatamente. I Chargers hanno battuto i Raiders, consegnando per un gioco di risultati incrociati la vittoria della division ai Broncos (miglior record contro gli avversari comuni), che hanno chiuso la AFC West con un record di 8-8 come Raiders e proprio i Chargers.

La division probabilmente più debole e strana di tutta la NFL si chiude dunque con la vittoria dei Broncos, quindi guardando il lato positivo c’è da essere soddisfatti.

Si torna ai playoff dunque, ci attende la sfida di wild card contro i Pittsburgh Steelers, una delle difese più forti di tutta la NFL, ma con qualche problema di infortuni che potrebbe condizionarli (Rashard Mendenhall fuori per un problema al ginocchio).

Sulla carte, visto il momento in cui arriva il match e guardando i precedenti, non c’è partita. I Broncos partono nettamente sfavoriti e sembrano vicini al chiudere la loro stagione. Ma si diceva la stessa cosa di Seattle l’anno scorso, e invece nei playoff sono riusciti a tirare fuori il meglio e vincere il turno di wild card.

Tutto può succedere e crederci non costa nulla. Di certo bisognerà che l’attacco migliori, che Tim Tebow lanci bene fin da subito per aprire il gioco d’attacco e sfruttare meglio anche i suoi giochi di corsa, altrimenti troppo prevedibili per le difese avversarie. Insomma l’attacco va rivisto.

La difesa lascia ben sperare, domenica è stata la nota più positiva del match, anche se a dire il vero la pressione sul qb spesso è stata troppo morbida. Contro gli Steelers Miller e Dumervil devono essere decisivi mettendo costantemente in crisi l’attacco avversario.