Ieri sera la NFL ha resto noto il calendario per la stagione 2014 che potete trovare qui

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Premesso che le avversarie si conoscevano e che non esiste un calendario facile o difficile prima di conoscere il vero rendimento delle avversarie in stagione, qualcosa da commentare c’è. E’ un calendario che non mi piace per niente.https://www.outlookindia.com/outlook-spotlight/matched-betting-uk-review-how-to-make-money-online-don-t-sign-up-until-you-read-this-news-301141

Si inizia con due partite in casa contro avversarie insidiose, che hanno fatto i playoff l’anno scorso e che sono in rampa di lancio. Indianapolis e Kansas City metteranno subito a dura prova la tenuta dei Broncos e giocando in casa non si può assolutamente sbagliare l’inizio di stagione.

Prima trasferta, forse la più difficile di tutto la stagione, in casa dei campioni in carica di Seattle. Si cercherà di dimenticare il Super Bowl appena passato e prendersi la tipida rivincita ma non sarà una passeggiata. In casa Seattle può vantare su uno degli stadi più caldi di tutta la NFL e sarà dura davvero andare a fare risultato.

Alla quarta giornata arriva la BYE week, e non mi piace. Troppo presto. Il BYE è sempre meglio averlo a metà stagione o appena dopo, in modo da poter recuperare qualche infortunato o fare aggiustamenti tattici dopo aver valutato il rendimento della squadra per almeno mezza stagione. Così presto non serve ne per riposare ne per fare aggiustamenti, lasciando poi ben 13 partite senza sosta ancora da disputare. Pessima situazione.

Dopo il BYE ci sono due partite sulla carta abbordabili contro Arizona in casa e i Jets (dell’ex Decker) in trasferta e poi la supersida contro i 49ers in casa, ma a questo punto della stagione non mi sorprenderebbe essere con un record di 3-3 dopo le prime sei partite. Non certo un inizio facile.

Nemmeno il tempo di rifiatare e si gioca il Thursday Night contro San Diego, partita sempre complicata e remake del divisional playoff dello scorso anno.

La seconda parte di stagione sembra più abbordabile, anche se ci sono tre rare trasferte consecutive, che non mi capitava di vedere da parecchio tempo, che complicheranno le cose. Soprattutto andare a giocare contro New England a casa loro non è mai semplice, mentre più abbordabili sembrano essere le successive due sfide contro St. Louis e Oakland.

Arrivano poi Miami in casa e la trasferta insidiosa a Kansas City a fine novembre, dove il freddo potrebbe già essere un fattore importante, prima di ospitare Buffalo.

Si chiude con due trasferte a San Diego e Cicinnati, squadra in odore di playoff prima dell’ultima in casa contro Oakland, sperando di avere già in tasca la qualificazione alla post-seaoson.

Ripeto che il calendario di per se non significa nulla, ma alcuni elementi sono da considerare. Più che il valore degli avversari che sarà imprevedile (più o meno) non mi piace per nulla il BYE alla quarta e le tre trasferte consecutive. Così come le due trasferte nel finale di stagione. In ogni caso Denver resta una delle favorite al Super Bowl anche per quest’anno con una difesa rinforzata che dovrà essere il passo in avanti decisivo verso la conquista del titolo.

GoBroncos!

Nota a margine: ci sono già 5 “notturne” in calendario con la possibilità che aumentino visto la flessibilità del calendario NFL. Ci sarà da stare svegli parecchio quest’anno per noi italiani.

Champ BaileyLa notizia è giunta inaspettata, oggi i Broncos hanno rilasciato il cb Champ Bailey, dopo 10 anni in squadra. Bailey, 35 anni, era il giocatore con più anni di anzianità della squadra, arrivato 10 anni fa con la blockbuster trade che portò Clinton Portis ai Redskins.

Il 12 volte convocato al Pro Bowl è reduce dalla sua peggior stagione in carriera, minata da continui infortuni che l’hanno tenuto spesso fuori dal campo e l’hanno condizionato quando è stato della partita (di oggi la dichiarazione del suo agente che svela il fatto che Bailey abbia giocato infortunato durante l’anno scorso). Era all’ultimo anno di contratto e se pareva a tutti ragionevole che i 10 milioni dovuti per il 2014 fossere troppi, i rumors davano come possibile una ristrutturazione del contratto, magari allungandolo di un anno e dimezzando lo stipendio.

Ipotesi che pare Elway e i Broncos non abbiano preso in considerazione. Sul tavolo non ci sono state offerte per Bailey ma solo i saluti e i tanti e doverosi ringraziamenti per tutto quello che ha dato ai Broncos in questi anni. Professionista esemplare, sul campo e fuori, ha insegnato a tanti giovani cosa vuol dire essere un professionista, diventando ben 8 volte capitano della squadra e uno dei giocatori più rispettati dai compagni e dagli avversari. Mai una dichiarazione fuori posto, mai uno buffonata nonostante per anni sia stato di gran lunga il miglior cornerback della lega, non si sono mai visti atteggiamenti fuori posto. Un grande giocatore e un bravo ragazzo. La fortuna degli allenatori.

Ma l’era del salary cap produce soprattutto casi come questi. Se sbagli una stagione e le tue primavere sono ben oltre sopra le 30 è facile uscire dal progetto. Non è una lega riconoscente e dal punto di vista tecnico-economico non c’è nessun dubbio che il rilascio sia una soluzione più che corretta. Il suo rendimento, in fase calante, non giustificava i 10 milioni di contratto e i Broncos hanno preferito voltare pagina. Sarebbe stato umiliante per tutti chiedergli di giocare per 2-3 milioni, quello che forse è il suo attuale valore.

Meglio salutarsi ora e rimanere innamorati del giocatore nella sua fase migliore, aspettandolo per il ritiro (i famosi contratti da 1 giorno) e per l’ingresso sicuro nella hall of fame. L’unico vero rimpianto è stato quello di non essere riusciti a vincere insieme. Il super bowl appena passato sembrava l’occasione giusta ma è andata male.

Grazie di tutto campione.

Sono passate poco meno di 24 ore dalla partita e le sensazioni non sono cambiate. Resta negli occhi e nella testa la delusione fortissima per una sconfitta ottenuta nel modo peggiore, senza mai essere in partita, senza mai lottare, dando l’impressione di essere totalmente inadeguati ad un appuntamento di questa importanza, la partita delle partite. Un esito del genere era difficile da prevedere, la stagione è stata grandiosa, un 140203010741-denver-broncos-peyton-manning-super-bowl-xlviii-single-image-cutrecord abbattutto dopo l’altro, l’attacco migliore della storia NFL (almeno a volere guardare i numeri messi nei libri dei record) che si presenta all’atto finale per chiudere in bellezza. Si pensava fosse l’occasione per festeggiare Manning e la sua carriera da futuro Hall of Fame senza il minimo dubbio, fresco del quinto titolo MVP appena vinto, poteva essere l’occasione per Champ Bailey di suggellare con l’anello 15 anni di football ai massimi livelli e mai, prima di ieri, l’apparizione al Super Bowl. Si voleva festeggiare Elway, che da giocatore 15 anni fa alzava al cielo il Vince Lombardi Trophy e da dirigente massimo dei Broncos ha riportato sul tetto del mondo questa squadra. Si voleva festeggiare John Fox, reduce da problemi cardiaci che ne avevano messo in dubbio la carriera e che ha “avuto paura di morire” e solo poche settimane dopo si ritrova amante ancora di più del suo “lavoro” e con la possibilità di vincere il match più importante.

C’erano tante belle storie in attesa del lieto fine, li a portata di mano, solo da scrivere. C’erano tutti i presupposti per chiudere al meglio la stagione. Certo non c’era la sicurezza di vincere. La stagione dei record aveva lasciato comunque ben visibili alcuni punti deboli che questa squadra ha ed ha avuto per tutto l’anno. La difesa non eccelsa, l’attacco sulle corse buono ma non fenomenale, la poca tendenza a creare turnover e dunque i pochi palloni recuperati agli avversari. Tutti punti deboli che si accoppiavano al meglio (o al peggio) con i punti di forza di Seattle, a cominciare dalla sua dominante difesa ultra fisica, al suo gioco di corse schiacciasassi e alla capacità del suo qb Russel Wilson di creare buone giocate dal nulla, eludendo la pressione della difesa avversaria con la sua mobilità. Insomma Seattle era tutt’altro che la vittima sacrificale di turno alla vigilia del match ma aveva tutte le carte in tavola per giocarsi ad armi pari la sfida. Ecco, ad armi pari però.

Invece l’ha dominata dal primo secondo all’ultimo. Non c’è mai stata una partita, non c’è stato un confronto tra due squadre al top della lega, una non è mai arrivata allo stadio e in questa partita non ci è mai entrata. Francamente, trovare i motivi, è difficile. Sono convinto che se si SB48StiffArm_1391393185272_2232339_ver1.0_640_480rigiocasse questo match 10 volte, Denver vincerebbe più della metà delle sfide. Non è inferiore a Seattle, ha più armi dalla sua per vincere una partita di football. Purtroppo però i Super Bowl non sono una serie di sfide, dove la più forte può venire fuori alla distanza, ma sono 60 minuti di football in cui bisogna dare tutto quello che è rimasto nel serbatoio al termine di una stagione massacrante. Seattle ha dato tutto, fisicamente ha dominato ogni duello in ogni angolo del campo, dalle trincee sulle due linee, agli scontri tra ricevitori e secondarie, con una fisicità che i Broncos non solo non hanno a disposizione, ma probabilmente non hanno nemmeno mai dovuto fronteggiare in stagione tra gli avversari incontrati. Non erano pronti a una sfida di questo livello fisico. La maggiore qualità e tecnica nulla ha potuto ieri di fronte alla voracità con la quale i giocatori di Seattle si buttavano nei contrasti, nei placcaggi, nei blocchi. I Broncos sono stati umiliati, storditi e spaventati prima di tutto fisicamente. Gli sguardi dei giocatori durante il match erano spaesati, impauriti, increduli, impotenti.

In questi casi, di fronte ad una prestazione così disarmante in tutte le fasi, trovare una spiegazione tecnica alla sconfitta è impossibile. Dal primo snap del match, perso in maniera comica dall’attacco per un’incomprensione tra Manning e il centro Ramirez e che ha determinato la safety e quindi il vantaggio di Seattle, è stata una fiera degli errori/orrori da parte dei Broncos. Intercetti, fumble, penalità, difesa fatta a fette, attacco incapace di guadagnare yards e imbastire un drive degno di questo nome, special teams ridicoli con punt di 30 yards e ritorno da kickoff in cui si è concesso il TD alla prima azione della ripresa, quarti down non convertiti e errori di tutti i reparti e in tutti i momenti del match. Davvero tutto quello che si poteva sbagliare lo si è sbagliato. Non c’è mai stata la sensazione che i Broncos potessero rientrare in partita, è stato un trionfo di Seattle durato 60 minuti. I meriti dei Seahawks non vanno sminuiti, come già detto, è una squadra giovane, forte fisicamente, con una delle difese più forti mai viste su un campo da footbal negli ultimi anni (insieme ai grandi Bears e ai Ravens dei primi anni 2000), con un qb al secondo anno già maturo e talentuoso il giusto per capire quando forzare e quando non rischiare la giocata stupida e alcuni playmakers offensivi come il running back Lynch e il ricevitore Percy Harvin, utilizzato con schemi intelligenti anche su corse per sfruttarne la sua velocità, così come sui ritorni di punt e kick off. Insomma un’ottima squadra ma una squadra assolutamente battibile per quello che la stagione e anche i playoffs avevano messo in luce.

Sarebbe facile ora puntare il dito su Manning, parlare di non vincente, di braccino, di mancanza di carisma e di tenuta psicologica nei momenti che contano della stagione. Non credo sia giusto. Quest’anno è stato il suo miglior anno, i numeri non mentono mai, ma non dicono tutto certo. Manning ha perso esplosività, ha perso potenza sui lanci lunghi, ma ha compensato con un’intelligenza e un’abilità nel prendere decisioni che ne compensava i limiti fisici che stanno aumentando con l’avanzare dell’età. Come giustamente detto da un suo compagno di squadra SB48SmithScores_1391389041184_2232324_ver1.0_640_480durante le interviste post-partita, Manning non è la causa della sconfitta di ieri, ma è il motivo per cui i Broncos sono arrivati al match di ieri. Anche lui ieri ha tradito certo, come tutti gli altri 45 giocatori in campo e come anche il coaching staff. E’ stata una sconfitta in cui non c’è un colpevole solo, ma tutti hanno dato il loro peggio nel momento più delicato e importante. Questa esperienza servirà ad alcuni per maturare ancora di più, per non sentirsi arrivati, per realizzare che Manning è stato determinante nel nascondere i limiti che altri giocatori hanno e che le vittorie meritate della stagione regolare hanno forse montato troppo la testa dei giocatori meno importanti e ne hanno coperto i difetti e i limiti. L’anno prossimo tante cose cambieranno, ci saranno giocatori nuovi e alcuni punti cardine di questa squadra se ne andranno perchè free agent e il salary cap difficilmente permetterà di tenerli tutti (Decker, Beadles, Moreno, Rodgers-Cromartie, Phillips saranno tutti FA), non è nemmeno certo che Manning sia in grado di ripetere, con un anno in più sulla carta d’identità, una stagione ad un livello così alto. Insomma, non c’è certezza, la sensazione è che questo fosse davvero l’anno perfetto per vincere e che forse potrebbero non esserci altre opportunità a breve. Tutti discorsi che verranno affrontati con calma, con l’esperienza e il peso di questa sconfitta che non lasceranno l’ambiente per molto tempo.

Mancano solo quattro ore ormai al Super Bowl e la tensione inizia a farsi sentire. I Broncos hanno deciso ieri sera di cambiare l’hotel in cui erano ospitati e isolarsi completamente per non essere disturbati dai fans e potersi concentrare soltanto sul match. Mossa a due facce, potrebbe essere l’ideale per arrivare alla massima concentrazione in vista dell’evento dell’anno, ma potrebbe anche creare troppa tensione in giocatori non abituati ai grandi eventi, solo quattro giocatori hanno giocato in precedenza un super bowl: Peyton Manning, Wes Welker, Dominique Rodgers-Cromartie e Jacob Tamme.

Il clima sembrerebbe essere un non-fattore, nonostante la temperatura vicino allo zero non nevicherà e le possibilità di pioggia sono piuttosto basse, quindi condizioni diciamo buone per Manning e per il gioco offensivo dei Broncos, dato che anche il vento sarà piuttosto debole.

Di seguito alcuni dei punti chiavi per portare a casa la vittoria da parte dei Broncos

Attacco:

– la linea deve tenere la pressione dei Seahawks. Se la linea tiene come in tutta la stagione, Manning avrà il tempo di pescare i mismatch migliori e riuscirà a punire una secondaria riconosciuta fortissima da tutta la NLF. Ma Manning è Manning e col tempo giusto dato dalla linea, un ricevitore libero lo trova. D.Thomas sarà marcato da Sherman e avrà vita durissima, ma i Broncos vantano più armi offensive di tutte le altre franchigie NFL e se Sherman farà un buon lavoro, vorrà dire che i bersagli saranno Decker, Welker e il TE Julius Thomas. Per la difesa di Seattle sarà dura marcare tutti e 4 i big target di Manning con la stessa efficacia. Tutto dipenda dal tempo che la linea lascia a Manning.

– Stabilire un gioco di corse. Questo è vero sempre nel football e ancora di più oggi. Seattle è regina dei turnover quindi riuscire a guadagnare yards sulle corse, costringerà a mettere un uomo in più vicino alla linea liberando ancora di più i nostri ricevitori sulle secondarie e diminuendo i rischi di lanciare su doppie coperture. Moreno è in palla e Ball sta crescendo. Dimenticatevi i fumble e correte come sapete!

– Per il resto, siamo in buone mani. Ovviamente nessun turnover!

Difesa:

– Fermare Lynch! Questo è l’imperativo numero uno. Il vero grosso pericolo che ci possono portare i Seahawks sta nel loro gioco di corse, con Lynch come protagonista, soprattutto quando entra in beast mode. La difesa dei Broncos sulle corse è più che discreta e qui si giocherà la partita. Se si ferma Lynche e si costringe Wilson a lanciare, vengono fuori i limiri dei Seahawks. Wilson è abile anche a correre e creare giochi dal nulla e qui la difesa deve essere brava a non perdersi i ricevitori sul profondo quando si sviluppa uno di questi giochi in Wilson corre in giro per il campo per guadagnare tempo e pescare qualche ricevitore dimenticato.

Ovviamente sono solo alcuni dei punti di attenzione del match, ma se questi tre obiettivi verranno centrati, ci sono ottime possibilità che la partita si metta per il meglio.

Go Broncos!!!

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Ed è Super Bowl!

I Denver Broncos dopo 15 anni riconquistano la vetta della AFC e tornano al Super Bowl! La finale di conference contro New England, da tutti considerata la rivale più ostica e più temuta, è stata giocata in maniera perfetta e i Broncos hanno dominato per tutto il match gli avversari. L’attacco ha girato con una precisione incredibile, riuscendo a mettere subito punti di distacco tra se e gli avversari e non staccando mai il piede dall’acceleratore. Ogni drive era disegnato per segnare e per mettere in difficoltà la difesa dei Patriots, lasciando da parte tattiche conservatrici che in passato erano state un’arma a doppio taglio. La difesa ha replicato la già buona gara contro San Diego, alzando ancora di più il livello contro un avversario di certo più pericoloso e tenendo a secco Brady e compagni per buona parte del match. La stessa difesa che durante la stagione sembrava essere il tallone d’achille della squadra, nei playoffs sta diventando solida e affidabile nonostante manchino alcuni importanti titolari. Il coaching staff ha vinto lo scontro diretto contro Belichick e l’odiato ex Josh McDaniels (che a Denver ringraziano solo per il draft che ha portato Decker e D. Thomas) trovando la chiave giusta per fermare le corse che contro Indianapolis erano state determinanti. Il resto, e che resto, l’ha fatto lui, Peyton Manning.

Peyton il magnifico

Il numero 18 in maglia arancione ha giocato una partita splendida, nel momento decisivo della stagione non ha sbagliato nulla, orchestrando al meglio il suo attacco e mettendo a referto numeri paurosi. 32 passaggi completati su 43 tentati, 400 yards tonde tonde guadagnate, 2 Td e 0 intercetti, nessun sack subito. Numeri arrivati nella sfida con la rivale più forte e contro Tom Brady, il qb con il quale da almeno 10 anni esiste una tempAP438670041285_3--nfl_mezz_1280_1024rivalità unica in tutta la NFL. Questo round è stato vinto, anzi stravinto da Peyton, per la gioia dei tifosi di Denver. La sicurezza con la quale Manning ha gestito il match è stato qualcosa di incredibile, i drive offensivi sono stati una lezione di come giocare una sfida decisiva. Oltre a mettere punti in tutti i drive tranne uno, il primo (un solo punt per i Broncos in partita), è riuscito a consumare tantissimo tempo lasciando Brady seduto in panchina e facendo riposare la nostra difesa. Il tempo di possesso finale è stato incredibilmente a vantaggio dei Broncos, 35 minuti contro 24 degli avversari. Manning è stato l’MVP di questa partita a mani basse, ma al suo fianco il resto della squadra si è gasata e ha disputato una prova esemplare. La linea offensiva ancora una volta ha dominato, lasciando a Manning tutto il tempo necessario per pescare i ricevitori, senza nessun avversario a disturbarlo, tanto che il qb non è mai stato colpito in tutta la partita. I ricevitori hanno offerto una prova eccellente, si è visto solo un drop importante, da parte di Julius Thomas in endzone per un mancato td. Per il resto solo ottime giocate, a cominciare dal Pro Bowler Demaryius Thomas, che ha ricevuto 7 palloni per 134 yards e 1 Td ed è stato una spina nel fianco della difesa avversaria. La sua partita è svoltata con l’infortunio di Aqib Talib, causato da un brutto scontro con Wes Welker che probabilmente ha cercato appositamente di colpire il cb avversario (senza volerlo infortunare immagino). Di questo si sono molto lamentati i Patriots dopo il match, e si può ammettere che la giocata di Welker non è stata pulita e andava sicuramente punita almeno con una penalità, ma non credo volesse appositamente infortunare l’avversario. Da quel momento in poi Thomas è stato cercato di più e praticamente è diventato immarcabile. La grande forza dell’attacco dei Broncos però è la varietà dei bersagli, oltra al wr numero uno infatti anche J.Thomas ha ricevuto 8 palloni per 85 yards e Eric Decker ha seguito con 5 ricezioni che sono valse 73 yards. Solo 4 ricezioni per l’ex Welker. Si è visto anche Jacob Tamme, autore del primo Td e di una conversione di primo down fondamentale nei minuti finali del match. Il gioco di corse è stato ancora una volta più che discreto, con Moreno e Ball a mettere insieme 102 yards in 26 portate complessive e con alcune conversioni di down importantissime. Non è il gioco spettacolare che possono fare altre squadre, ma quando serve le yards necessarie arrivano sempre e c’è da essere soddisfatti dei progressi in questo settore del campo. L’attacco è la nostra forza e lo sarà anche al Super Bowl contro Seattle.

Una Super difesa

Se l’attacco non stupisce più per quanto giochi bene, è la difesa a lasciare soddisfatti ancora una volta. Sapevamo che ai playoffs serviva migliorare in questo reparto e in queste due sfide i miglioramenti sono stati netti e importanti. 16 i punti concessi ma solo negli ultimi minuti del match quando il vantaggio era già rassicurante. La chiave era bloccare le corse che avevano permesso ai Patriots di battere i Colts nel turno precedente, con la temp140119_Bakke053--nfl_mezz_1280_1024strepitosa prova di Blount autore di ben 4 td e 166 yards guadagnate. Beh, il risulato è stato spettacolare. Blount limitato a sole 6 yards guadagnate e tutto il gioco di corse dei Patriots a solo 64 yards. Brady si è visto così obbligato a lanciare spesso, non certo un problema visto il suo talento, ma in questo modo la mancanza dei TE dominanti e di ricevitori affidabili si è fatta sentire. Inoltre il qb dei Patriots è stato parecchio impreciso, con almeno 4-5 passaggi sbagliati di parecchio con il ricevitore smarcato. Errori non da lui, che sono stati decivi nell’accorciare i drive dei Patriots. Sapendo che New England avrebbe puntato sui passaggi, è stato in corso d’opera più facile organizzare la difesa favorendo le belle giocate della linea, che ha messo a segno due sack con Robert Ayers e uno strepitoso Terrance Knighton, autore anche due tackle nel backfield avversario in momenti cruciali. L’unico momento di appannamento per la difesa è arrivato quando a pochi minuti dal termine e con due segnature di vantaggio si è giocato in maniera troppo conservativa, utilizzando la prevent defense infarcita di defensive back e cono soli tre uomini di linea a mettere pressione. Brady ha così avuto modo di pescare bene i suoi ricevitori in movimento e sono arrivati due td veloci che potevano in qualche modo riaprire il match. Alla fine la tattica ha pagato, ma forse si poteva lasciare meno spazio e continuare a mettere pressione su Brady, piuttosto che indietreggiare tanto come si è fatto. In ogni caso è andata bene così. Per quanto riguarda le prestazioni personali, sugli scudi senza dubbio D. Trevathan, sempre vicino all’azione e autore di ottimi placcaggi, il già citato Knighton e anche un Champ Bailey non al 100% ma che ha fatto la sua parte senza errori. Per lui l’emozione e la soddisfazione di raggiungere il primo Super Bowl dopo una carriera spettacolare, un meritato premio come ha sottolineato anche D. Thomas dedicando proprio a lui e agli altri veterani dello spogliatoio la vittoria.

Omaha! Omaha!

La partita perfetta ha visto anche alcune note di colore interessanti, come l’ormai famosissimo grido di Manning sulla linea di scrimmage “Omaha! Omaha!”. La parola usata durante il conteggio dello snap, è riconducibile a una città del Nebraska. Alcuni aziende legate alla stessa cittadina hanno deciso per l’occasione di donare un cospicuo numero di dollari alla associazione benefica facente capo proprio a Manning, per ogni volta che Peyton avesse urlato “Omaha!” sulla linea di scrimmage. Alla fine il totale è stato di 31 urli per un bel totale di 24800$ donati in beneficienza. Davvero non male. Altra nota di colore importante è stato il pubblico, davvero straordinario. Lo stadio era strapieno, solo 44 non presenti, e il colpo d’occhio dall’alto era incredibile con tutto lo stadio colorato di arancione. Un impatto scenico unico che è stato accompagnato da una partecipazione costante durante il match. Pubblico in delirio e rumorosissimo per disturbare ogni chiamata di Brady e in silenzio quasi surreale quando era Manning a comandare l’azione. L’energia che si respirava al vecchio Mile High Stadium, per anni uno dei migliori stadi del NFL, non sempre si era rivista nel nuovo impianto. Questa domenica però il pubblico, così come contro i Charghers, è stato il 12.mo uomo in campo, regalando al match una nota di spettacolo ancora maggiore.

Il grande ballo ci attende

temp140119_garorade--nfl_mezz_1280_1024Non ci sarà il pubblico di casa tra due settimane a New York, ma non mancherà di certo l’atmosfera. E’ la partita delle partite, quella per cui ogni giocatori si allena e scende in campo. Il Super Bowl. L’ultima volta c’era John Elway in campo, oggi il numero 7 più famoso del football NFL è seduto sulla poltrona più importante a orchestrare da dirigente la rinascita dei Denver Broncos. Rinascita che passa da John Fox, tre stagioni in panchina in crescendo, ogni anno un passo più deciso verso il grande obiettivo, che adesso è solo a un match di distanza. Elway e Fox hanno riportato a Denver i successi che da troppo tempo mancavano in Colorado e rinnovato l’entusiasmo di un pubblico eccezionale. Hanno allestito una squadra che ha registrato una stagione incredibile, frantumando un record dopo l’altro in praticamente ogni categoria offensiva esistente. Ma per entrare davvero nella storia a questa squadra manca un ultimo passo, il più importante, il grande ballo che chiude la stagione e che darà gli onori e la grandezza alla squadra che uscirà vittoriosa. La stagione è stata memorabile, ora serve mantenere la concentrazione e andare avanti a testa bassa verso l’unico obiettivo che ci si era posti a inizio anno. Vincere il Super Bowl! Go BRONCOS!!

MHC MVP – Peyton Manning, 32/43, 400 yards, 2 TD, 0 INT, 0 Sack, 118.4 QB rtg

Il viaggio continua.

temp130905_PeteEklund102--nfl_mezz_1280_1024Questa volta la sopresa non c’è stata e il pronostico che vedeva i Broncos come certi vincitori della sfida, è stato rispettato, non senza qualche brivido. I Broncos scendono in campo col ritrovato Wes Welker (con un nuovo casco anti traumi fin troppo grande) ma senza Von Miller e Derek Wolfe in difesa. Champ Bailey è della partita ma non parte titolare, così come Woodyard ancora dietro a Paris Lenon come MLB. Denver parte alla grande, la difesa realizza subito due sacks nei primi giochi e blocca ottimamente le corse dei Chargers togliendo così opzioni a Rivers e all’attacco di Mike McCoy, ex della sfida. Dall’altro lato del campo, al primo drive Peyton Manning realizza il primo td della partita con un passaggio corto per D. Thomas, a chiudere un drive ottimo fatto di un bel mix di corse e passaggi corti. Il punteggio si orienta subito dalla parte dei Broncos e il match prosegue con questo copione per tutto il primo tempo. I Chargers restano a secco anche nei drive successivi, merito di una difesa di Denver che sembra lontana parente di quella vista in regular season. In attacco è la linea offensiva a dominare gli avversari, aprendo varchi per le corse di Moreno e Ball e lasciando a Manning sempre molto tempo per lanciare praticamente indisturbato. Sembra il preludio a una passeggiata, tutto gira per il verso giusto e i Broncos dominano in lungo e in largo, ma manca qualcosa all’appello. Mancano infatti i punti sul tabellone. Alcuni episodi girano dalla parte sbagliata, come quando Julius Thomas commette un fumble dopo una ricezione che interrompe il drive offensivo e rimette il pallone nelle mani di Rivers. La difesa non concede nulla e arriva poi il TD di Welker, che chiude un drive simile al primo con un passaggino laterale corto in endzone con i Broncos che allungano sul 14-0. Denver controlla anche il tempo correndo molto e i drive offensivi sono mediamente lunghi, ma quando ci sarebbe da uccidere la partita è Decker a frenare gli entusiasmi inciampando da solo e autoplaccandosi mentre era lanciato indisturbato verso l’endzone su un punt return. Peccato. Il drive parte e vede Manning arrivare vicino all’endzone per quello che sembra essere il preludio al terzo td di giornata, ma invece dopo due tentativi falliti arriva perfino l’intercetto di Butler in endzone che chiude il primo tempo senza altri punti. Il punteggio è “solo” 14-0 e la sensazione è che i Broncos avrebbero dovuto avere un distacco un più ampio e la partita in cassaforte, invece il match è ancora molto aperto. Nella ripresa ancora occasioni sprecate dall’attacco con un paio di brutti drop dei ricevitori e i Broncos che riescono solo a segnare un field goal con Matt Prater. A questo punto il match gira, i Chargers, come era prevedibile, prima o poi sarebbero riusciti a segnare, e lo fanno nell’ultimo periodo approfittando dell’uscita dal campo di Chris Harri Jr. Il cb subisce un infortunio al ginocchio (stagione finita per lui) e lascia il campo. Rivers è bravo a colpire a freddo il suo sostituto (e suo ex compagno a San Diego) Quentin Jammer che sembra non capirci molto. Battuto più volte sul profondo i Chargers arrivano al td che riapre il match sul 17-7. L’inerzia del match comincia a girare spostandosi dalla parte degli ospiti e tra i tifosi comincia a farsi largo il brutto ricordo dell’anno passato e della sfida contro i Ravens che ancora brucia.

Manning puntuale

Per fortuna questa volta la storia va diversamente, i Broncos non si fanno trovare impreparati e grazie anche a una penalità della difesa avversaria su un terzo down, orchestrano un bel drive che chiudono con tre belle corse di Moreno fino a superare la linea di meta e realizzare il td del 24-7 che ridà ossigeno e tiene a distanza di sicurezza i Chargers. La partita però non è ancora finita, San Diego gioca il tutto per tutto usando tutti e 4 i down e trova il secondo td di giornata per il WR Allen riportandosi sotto nel punteggio. Il kickoff successivo è un onside kick che i Chargers recuperano dandosi una bella carica di adrenalina e spaventando i Broncos, ma la difesa risponde alla grande prima col sack di Shawn Phillips (secondo di giornata per lui) e poi forzando l’incompleto di Rivers e costringendo i Chargers ad accontentarsi del field goal, che fissa il punteggio sul 24-17 con ancora poco meno di 4 minuti da giocare. La palla questa volta viene calciata lunga e Manning ha la possibilità di orchestrare l’ultimo drive per addormentare la partita e far finire il tempo sul cronometro. Si inizia subito male con una penalità della linea e con una corsa negativa di Moreno, seguito da un incompleto. Siamo già al terzo down con 17 yards da prendere e qui Manning non sbaglia, pesca sulla sideline un liberissomo Julius Thomas per 21 yards e chiude il down. Pochi giochi dopo ancora terzo down, questa volta con 6 yards da prendere e a differenza delo scorso anno contro i Ravens non si corre ma si lancia. La fiducia in Manning è totale e il campione col numero 18 non delude, pescando ancora il TE Thomas per la conversione del down che mangia altro tempo sul cronometro e lascia la palla in mano ai Broncos. E’ poi Moreno, tre giochi dopo, a guadagnare con una corsa su un terzo e 1, il primo down che mette la parola fine al match e manda i Broncos alla finale di conference. Manning è stato protagonista di una prova concreta, positiva, solida anche se non spettacolare, ma finalmente ha dimostrato nel momento decisivo del match di prendersi la squadra sulle spalle e di non sbagliare, anche se la strada per il successo finale è ancora lunga e sempre più complicata.

Decisive le corse.

temp9Hays--nfl_mezz_1280_1024La partita è stata vinta con merito e solo i Broncos potevano rovinarsi da soli la festa. Ci hanno provato nell’ultimo quarto ma per fortuna hanno rimesso le cose a posto grazie all’attacco. E’ stato decisivo Manning con la conversione di due terzi down nei minuti finali, ma in tutto il match la chiave per mantenere il controllo sul risultato è stata l’efficacia del gioco sulle corse. Nel match di regular season perso contro i Chargers proprio le corse erano mancate, con sole 18 yards guadagnate, mentre ieri il gioco di corse è stato dominante. Moreno, sempre più importante per questa squadra, ha corso 23 volte per 82 yards con 1 td. A questi si aggiungono i numeri del rookie Montee Ball, che sta migliorando a ogni gara, che con le sue 52 yards su 10 tentativi ha dato il cambio di passo giusto quando Moreno doveva respirare, senza interrompere la fluidità dei drive. La coppia Moreno – Ball sta diventando un arma importante per questo attacco già fortissimo sui passaggi e contro squadre sempre più forti poter disporre di un credibile gioco di corse è fondamentale.

Difesa da oscar, per tre quarti

La nota lieta del match è stata senza dubbio la difesa. Nei primi tre quarti è stata praticamente perfetta, tanto da meritarsi a fine gara i complimenti di coach Fox. Tanta pressione su Rivers, con tre sacks (il quarto arriverà temp12Bakke--nfl_mezz_1280_1024nell’ultimo periodo) all’attivo e ottima barriera sulle corse a bloccare Ryan Matthews e i D. Woodhead, fermati rispettivamente a 29 e 26 yards guadagnate. L’assenza di Miller non si nota, Phillips, Jackson e il nuovo arrivato Mincey mettono a segno i sacks che rallentano l’attacco dei Chargers, e i linebacker, aiutati dalla linea e dalle safety, si occupano di bloccare le corse con un costante successo come era capitato poche volte in stagione regolare. La difesa è ottima e tiene a zero i punti dei Chargers per i primi tre quarti. Il punto di svolta però è l’infortunio del cb Chris Harris Jr. Harris passa spesso inosservato perchè non fa molti intercetti, ma c’è un motivo, contro di lui i qb avversari lanciano poco, perchè le sue coperture sono sempre ottime. Inoltre è il terzo cb NFL per peggior rating del qb avversario quando lancia sul ricevitore da lui marcato, statistica che lo mette di diritto tra le pedine fondamentali della difesa dei Broncos. Purtroppo il suo infortunio ha aperto il campo ai ricevitori avversari. Quentin Jammer, che l’ha sostituito, è stato battuto più volte sul profondo e in un paio di volte è stato sorpreso completamente fuori posizione. Bailey evidentemente non è ancora pronto per giocare sull’esterno ed è stato tenuto in mezzo al campo come nickel cornerback, per sfruttare più il suo senso della posizione che non la sua velocità, chiaramente ridotta dall’età e dall’infortunio al piede patito in stagione.

Ancora una volta Brady

Per fortuna i danni sono stati limitati, certo è che con Harris fuori, Jammer non sembra la risposta per la prossima sfida contro i Patriots di Tom Brady. Non si può concedere un lato del campo al qb di New England altrimenti sono guai. I Broncos dovranno trovare una soluzione, che va da Bailey, al rookie Webster a Tony Carter (anche lui acciaccato) allo stesso Jammer. Nessuna di queste ipotesi da garanzie assolute e questa sarà sicuramente una delle chiavi del match che ci attende per poter arrivare al Super Bowl. Il resto del copione sarà sempre lo stesso, cercare di installare un gioco di corse sufficiente a tenere fuori dal campo Brady il più possibile e garantire a Manning quella imprevedibilità che gli dovrebbe consentire di mettere punti a tabellone. E’ probabile che la partita arrivi a punteggi alti e ogni errore sarà decisivo. Per Manning è la sfida delle sfide, i record sono tutti per lui ma Brady è stato più vincente e difficilmente sbaglia nei momenti decisivi, quello che invece fino a questo momento della carriera sembra essere l’unico limite di Peyton. Sarà una partita in cui non c’è una squadra favorita e in cui la tensione sarà ai massimi livelli. Si dovrà sfruttare il fattore campo e il pubblico sarà importante come lo è stato ieri, silenziosissimo con la palla a Manning e in delirio per infastidire l’attacco avversario. Contro Brady, certamente più abituato a questi momenti di Rivers, potrebbe non bastare, ma la carica che uno stadio caldo può dare sarà importante per i Broncos.

MHC MVP: Peyton Manning – 25 su 36 per 230 yards, 2 td e 1 int, 93.5 qb rating