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AFC West Champions

La partita contro Houston, sulla carta facile visto che si affrontava la squadra col record peggiore della lega, serviva a verificare che non ci fossero cali di tensione e che la concentrazione rimanesse alta. C’erano obiettivi temp131222_Hays30--nfl_mezz_1280_1024ancora da raggiungere, come vincere la division e guadagnare uno dei primi due posti nel seed AFC per i playoffs, in modo da garantirsi una settimana di riposo e il fattore campo nel divisional. Obiettivi raggiunti entrambi a mani basse, con una partita solida che ha visto i Broncos dominare gli avversari e prendere il largo nel punteggio nel secondo tempo. I Texans schieravano in cabina di regia Matt Schaub reduce da un infortunio e consapevole che la sua avventura a Houston è giunta al capolinea, non poteva essere lui il pericolo per i Broncos. Denver doveva dare una risposta alla brutta sconfitta della partita scorsa contro i Chargers e la risposta è arrivata. Un primo tempo fin troppo equilibrato dove i Broncos dimostravano di essere la squadra più forte ma avevano un po’ le polveri bagnate vicino alla endzone portava il risultato all’intervallo sul 16-6 per gli ospiti. Nel terzo quarto l’unico vero passaggio a vuoto dell’attacco quando Manning ha lanciato ben 6 incompleti di fila, cosa mai avvenuta prima in stagione e i Broncos hanno fatto tre pessimi drive da three and out consecutivi (e quattro drive chiusi col punt), riaccendendo il lumicino della speranza per Houston. I Texans in quel periodo hanno messo a segno il loro unico TD di giornata portandosi vicino nel punteggio sul 16-13. Da di li in poi Manning ha deciso che era giunto il momento di chiudere il match e ha infilato tre td consecutivi che allungavano il distacco nel punteggio e davano la vittoria ai Broncos col risultato finale di 37-13. Grazie anche alla contemporanea sconfitta dei Chiefs contro i Colts, i Broncos sono per la terza volta di fila campioni della AFC West, tripletta mai avvenuta prima nella storia di Denver. Complimenti alla squadra e a coach John Fox che nei suoi tre anni come head coach ha portato a casa sempre il titolo di division. I Broncos si sono garantiti anche il diritto di giocare in casa il divisional del playoffs e di saltare la wild card, avendo una settimana di riposo. Resta solo da conquistare il seed numero 1 in AFC che garantirebbe di giocare in casa anche l’eventuale finale AFC. Vincendo domenica prossima contro i Raiders l’obbiettivo sarà raggiunto.

Manning 51

La partita contro i Texans verrà ricordata non solo per i successi di squadra ma soprattutto per i successi personali di Peyton Manning. Il qb ha battutto infatti il record di passaggi da TD realizzati in una singola stagione, che apparteneva a Tom Brady con 50 td. Manning grazie ai suoi 4 td ha portato il record a 51, con una partita ancora da giocare. Il passaggio da record è arrivato nell’ultimo periodo ed è stato ricevuto dal TE Julius Thomas. Manning ha dichiarato al termine del match di essere molto contento per il record, essendo un grande studioso del gioco e della storia della NFL, ma di essere anche ben consapevole che i record sono fatti per essere battuti e che la tendenza NFL degli ultimi anni è molto più orientata verso il gioco sui passaggi. Non sarebbe sopreso se l’anno prossimo fosse proprio Tom Brady a battere nuovamente il suo record. La sua dichiarazione è stata molto elegante, Manning resta uno dei professionisti più seri e meno “personaggi” della NFL di oggi, portando grande rispetto per i suoi avversari e dimostrande anche un filo di umiltà che non fa mai male. Vero che il record è importante ma la sensazione ascoltando le sue parole è che molto più importante sia riuscire a vincere il Super Bowl, piuttosto che avere il proprio nome in quasi tutti i record ma essere ricordato come “perdente” di successo. Questo lascia ben sperare noi tifosi, certi che Manning metterà tutto se stesso per raggiungere l’obiettivo più importante, lasciando i successi personali in secondo piano. Il record di Manning fa riflettere perchè anche durante questa stagione strepitosa e che lo porterà con tutta probabilità a vincere il quinto MVP della carriera, non sono mancate le critiche e i momenti di incertezza attorno a lui. Significativo come si riesca comunque a trovare dei lati negativi, e io stesso l’ho fatto più volte, a quello che in questo momento è senza dubbio il qb più di talento in tutta la NFL. Certo manca ancora l’ultimo passo, dimostrare nei momenti decisivi di essere determinante. Speriamo che anche questo aspetto venga fuori in questa stagione di per se già clamorosa

L’attacco gira a mille

Detto di Manning e del suo record, bisogna elogiare tutti i suoi compagni di reparto che stanno disputando una stagione fantastica. Nonostante l’assenza di Welker, che in alcune occasioni si è fatta sentire parecchio temp131222_Hays19--nfl_mezz_1280_1024soprattutto sui terzi down, i ricevitori restano una garanzia. Thomas e Decker hanno ricevuto più di 100 yards a testa anche domenica realizzando rispettivamente 1 e 2 td. A loro si aggiunge Julius Thomas, 6 ricezioni e un td per lui e stanno trovando il loro spazio anche Andre Caldwell e Jacob Tamme, spesso cercato e pescato da Manning proprio per l’assenza di Wes Welker. A dar manforte al gioco di passaggi, c’è anche un gioco di corse davvero credibile, con Moreno che per la prima volta in carriera supera le 1000 yards di corsa stagionali (76 yards per lui domenica) coronando così la sua miglior stagione da quando è arrivato ai Broncos scelto al primo round del draft. E’ arrivato tardi, ma si può dire che ora sia un running back di tutto rispetto. Il rookie Montee Ball ha risolto (si spera) i problemi di fumble e sta facendo vedere ottime cose, tanto che proprio domenica mi è sembrato molto strano nel terzo quarto, durante il periodo dei sei incompleti di Manning, come non si cercasse di correre di più ma si volesse insistere sui passagi. Ora il running game da garanzie e apre il gioco per i passaggi, nei playoffs questa sarà la chiave contro le difese forti, quindi dimenticarsi per tanto tempo delle corse è una strategia da non ripetere. Se vogliamo trovare un lato negativo dell’attacco dei Broncos di domenica, si può individuare nella linea offensiva che ha concesso un po’ troppo alla difesa dei Texans, facendo subire a Manning qualche colpo che si poteva evitare. Anche le penalità andrebbero ridotte, una costante fino ad ora in stagione, spesso risultano dannose in momenti chiave del match.

Incognita difesa

Se l’attacco sta molto bene ed è certamente il nostro punto di forza, la difesa mi lascia ancora piuttosto perplesso. Domenica si è vista una bella prova del reparto difensivo, capace di limitare il seppur anemico attacco dei tempAP631564221481--nfl_mezz_1280_1024Texans. Sono ritornati anche i turnovers, con gli intercetti di Mike Adams e Dominique Rodgers-Cromartie, che ultimamente erano merce rara da quella parte del campo. Di fronte non c’era certo il nemico peggiore, una squadra senza running back e con un qb in stato confusionale non possono essere un test attendibile anche se prendiamo volentieri atto della bella prestazione. Quello che non mi convince è che ancora una volta è cambiato lo schieramento titolare. Ihenacho è tornato in campo come safety, ma Woodyard è ancora in panchina giocando solo qualche formazione difensiva ad hoc e negli special teams. Al suo posto Paris Lenon, che ha giocato discretamente sulle corse ma sui passaggi è stato pescato un paio di volte lontano dal suo uomo. Questo cambio ancora non riesco a spiegarmelo. Tra i cb, il recuperato Champ Bailey ora è diventato il terzo cb, gioca nelle formazioni di nickel e si occupa del ricevitore in slot, lasciando Chris Harris Jr sugli esterni. Il cambio sembra funzionare, Harris, solido per tutta la stagione, ha giocato la sua miglior partita andando a negare ricezioni importanti ai ricevitori avversari con ottime giocate. L’assenza di Webster per infortunio, sembra brutto dirlo, ma potrebbe essere un bene. Il rookie infatti nonostante le sue enormi qualità atletiche, troppo spesso è stato battuto uno contro uno questa stagione. Ancora tanto tempo in campo per Omar Bolden e ancora non sono convinto delle sue qualità come safety. Insomma l’assetto difensivo non è ancora ben chiaro e questo non può lasciare tranquilli i tifosi in vista dei playoffs.

Von Miller fuori

A questo ci dobbiamo aggiungere che Von Miller, il punto di forza (almeno sulla carta) della nostra difesa, sarà costretto ai box per il resto della stagione e per i prossimi sei mesi almeno. Durante un’azione di gioco si è rotto infatti il legamento crociato anteriore del ginocchio destro e per lui la stagione è finita in quel momento. Ora sulla carta potrebbe essere una perdita determinante per un reparto già traballante come la nostra difesa. Quest’anno però il Von Miller visto all’opera nulla aveva a che fare con quello dell’anno passato. Perse le prime sei partite per squalifica, quando è tornato è stato efficacie solo a sprazzi, alternando partite discrete e promettenti a prestazioni molto opache tanto da prendersi la cazziata pubblica da Jack Del Rio. Insomma un Von Miller direi ampiamente insufficiente e nessuno ci garantisce che avremmo visto il vero Von Miller da qui alla fine della stagione. Certo con lui in campo gli avversari devono tenere sempre gli occhi aperti e qualche raddoppio devono farlo, lasciando più spazio in altre parti del campo, ma se Miller non avesse nettamente migliorato il suo rendimento non sarebbe stato decisivo. Diciamo che l’assenza non è un bene, ma non è così grave, a mio parere, di quello che si potrebbe pensare. Quello che mi preoccupa di più se vogliamo è l’assenza di Wolfe, abile sulle corse, e la mancanza di sacks da parte di Phillips che era partito molto bene quest’anno. Forse sta sentendo un po’ la fatica e speriamo che la settimana di riposo possa aiutarlo a recuperare un le energie.

MHC MVP – Peyton Manning 32 completi su 51 per 400 yards e 4 TD

Secondo match di preseason e prima sconfitta. Brutta sconfitta, non tanto per il punteggio 40-10 che poco importa in questo periodo dell’anno, ma per le note negative che sono uscite analizzando il match.

Prima di tutto gli infortuni, da tenere lontano come la peste, sono invece arrivati in massa. Il più grave a Champ Bailey, distorsione alla caviglia e parecchie giornate out all’orizzonte. Problemi anche per Wes Welker e Orlando Vasquez, anche se per loro il recupero sembra più veloce. Da spavento l’incidente accaduto a Derek Wolfe, rimasto a terra immobile dopo un brutto colpo al collo e portato via, immobilizzato, in barella, con tutti i presagi che fosse accaduto qualcosa di davvero pericoloso. Invece fortunatamente esami positivi, nessuna frattura alle vertebre e un sospiro di sollievo. Di certo lo rivedremo in campo anche se non si sa ancora quando.

Altri piccoli acciachi al linebacker Bradley, al centro Lilja e al ricevitore Orton, tutti da valurare nei prossimi giorni.

Detto di questi infortuni, sicuramente la nota peggiore del match, passiamo ad analizzare le prestazioni dei giocatori, coi titolari impiegati per i primi due quarti della partita.

L’attacco non si muove male, soprattutto sui passaggi Manning pare già in forma e i suoi ricevitori lo aiutano a dovere. Ottime le ricezioni di D. Thomas, di Wes Welker, che trova anche il primo touchdown della sua avventura a Denver e del TE Julius Thomas, anche oggi autore di una prestazione maiuscola, rovinata però da un sanguinoso fumble dopo un lungo guadagno.

Sanguinoso, ma sembre meno grave del fumble commesso dal running back Ronnie Hillman proprio pochi millimetri prima della linea di meta, che viene recuperato dalla difesa di casa e riportato per ben 107 yards in TD. Davvero una disdetta. Hillman che già prima del fumble aveva lasciato parecchio perplessi per la sua poca efficacia. Come lui anche gli altri rb di giornata (fuori CJ Johnson e K. Moreno per infortunio) non lasciano buone impressioni, fatichiamo sempre troppo a chiudere i down se si sceglie di correre e sono poche le yards guadagnate ad ogni corsa tentata. Forse un pizzico meno grigia la prestazione di Montee Ball che sembra cominciare ad inserirsi un po’ nell’attacco dei Broncos. Certo è che se non si migliora, la situazione non è per niente rosea in questo ruolo.

La linea offensiva non mi è piaciuta, soprattutto sulle corse non riesce mai ad aprire spazi importanti e i blocchi non sono mai determinanti. Sui passaggi va un po’ meglio anche se Ramirez come centro e lo stesso Lilja non convincono per niente. Si aspetta ancora il ritorno di Clady e si spera anche di Kuper, che servirebbe come il pane visto anche l’acciacco di Vasquez.

Nel secondo tempo con le riserve in campo qualche buona giocata per Brock Osweiler, che si muove bene fuori dalla tasca per sfuggire alla pressione e lancia anche bene quando è in movimento, ma non riesce ancora a trovare il TD che gli darebbe fiducia. Comunque avrà ancora tempo per fare pratica.

La difesa, che ben aveva fatto alla prima uscita, invece delude e parecchio. Spesso battutti i CB (soprattutto le riserve nel secondo tempo) e poca, pochissima pressione sul qb avversario. Von Miller non si vede mai, forse distratto dai problemi fuori dal campo, si parla di sei giornate di stop in arrivo per lui, e il resto della linea non mette mai in difficoltà l’attacco avversario.

Si fatica sempre tanto contro le corse centrali, dove si vedono buchi troppo grandi e anche sui passaggi il centro è terra di nessuno. Non convincente Bradley come MLB, da rivedere Irving e note positive solo da Trevathan nel secondo tempo. Se a questo ci aggiungiamo che Miller verrà squalificato e difficilmente Wolfe e Bailey saranno pronti per la regular season, la situazione si fa davvero complicata.

Bene ancora Trindon Holliday, davvero un return man efficacie e di sicuro affidamento, come sempre lo stesso giudizio vale per Colquitt e Prater.

Insomma, c’è molto ancora da lavorare, la prossima sfida coi titolare impiegati per tre quarti darà indicazioni ancora più precise.

E’ passata più di una settimana dal draft e dopo averci ragionato a mente fredda devo dire che non mi ha soddisfatto. Inizialmente la scelta di passare due volte la mano al primo round, per guadagnare ulteriori scelte sembrava una cosa buona.

Alla numero 25 le priorità della dirigenza, che posso suppore siano state i DT Fletcher Cox, Dontari Poe o Micheal Brockers e il CB Stephen Gilmore (a dire la verita speranze un po’ troppo ottimistiche, tutti andati già alla 15) erano già andate tutte, quindi ci può stare una trade down anche se alcuni giocatori potevano sembrare interessanti, primo su tutti il linebacker Donte Hightower.

Quello che abbiamo ottenuto in cambio non era granchè, ma ci poteva stare, una quarta scelta da New England. E’ la successiva trade down dal 31.mo posto alla 37.ma scelta, in cambio praticamente di nulla se non salire di 20 posizioni al quarto giro, la scelta che non ho compreso. Si poteva fare di meglio. Inoltre si è perso per strada in questo modo il RB Doug Martin, prospetto che era molto molto interessante, in una posizione in cui eravamo abbastanza scoperti.

Venendo alle scelte in se, è difficile giudicare senza averli ancora visti all’opera. Certo a detta di tutti gli esperti, nessuna delle nostre scelte è da far saltare sulla sedia dalla gioia, sono buoni prospetti, in posizioni di necessità, nulla più. Solo il tempo dirà se potranno rendersi utili. Ma andiamo con ordine.

2° Round, scelta numero 37: DT Derik Wolfe

Onestamente non avevo sentito molto di lui prima del draft. C’è di positivo che è stato scelto quando ancora erano a disposizione sia Jerel Worthy che Kendall Reyes, sulla carta prospetti più interessanti ed entrambi finiti a fare i DE in una difesa 3-4 (Green Bay e San Diego). Questo mi lascia supporre che Wolfe non sia stato un “ripiego” ma un giocatore che davvero interessava la franchigia. Resto solo fidarsi della scelta. Dalla sua c’è l’ottima produttività al college, soprattutto nel cacciare il qb avversario, infatti è il DT con maggior numero di sack e di tackle for loss. Questo è un dato positivo. Io sono sempre farovole a premiare la produzione al colloge rispetto a grandi numeri in combine (leggasi Dontari Poe). Il ruolo era certamente quello di cui più si aveva bisogno, quindi nulla da dire. Forse l’unica pecca è che Wolfe sembra essere un pelo leggerino per lo standard NFL e difficilmente potrà imporsi come titolare assoluto fin da subito, più probabile una sua rotazione sui terzi down o anche l’utilizzo a sprazzi come DE.

Voto alla scelta: B-

Secondo Round, scelta numero 57: QB Brock Osweiler

L’erede di Payton Manning. A quanto si dice. Bel prospetto, il qb più alto di tutto il draft, ex giocatore di basket. Ha un bel braccio sul profondo e buona visione grazie alla sua altezza, riuscendo ad anticipare bene i movimenti dei ricevitori e leggere le difese. Ma.. solo un anno di esperienza da titolare e come detto è solo un prospetto. Serviva già da subito un vice Manning? Forse si. Ma con Osweiler non si è preso un giocatore già pronto, ma uno da far crescere nel tempo. Se tutto andrà bene come si spera, per i prossimi tre-quattro anni il ragazzo starà seduto in panchina. Forse questa scelta poteva essere usata meglio per qualche necessità più immediata. E’ pur vero che un qb giovane andava preso e si vede che Brock ha colpito durante il suo workout John Elway.

Voto alla scelta: C

Terzo round, scelta numero 67: RB Ronnie Hillman

Un running back serviva, su questo non ci sono dubbi. Mi lascia più perplesso la scelta. Si è tralasciato un tipo di running back fisico, non scegliendo Doug Martin, per poi andare a pescare uno corridore leggero, veloce, agile, abile fuori dal backfield ma che difficilmente riuscirà a essere il cavallo da tiro per più di 15 portate a partita. Più utilie nel ricevere forse sui terzi down che non per dare respiro a Willis McGhee come running back in mezzo ai tackle. In pratica un clone di Knowshon Moreno. Ok, che l’ex prima scelta, troppo spesso infortunata, sui uscito dalle grazie del management ci può stare, ma il corridore che ci serviva doveva essere un 1b, per dare il cambio al più che trentenne McGhee. Inoltre per prenderlo si è saliti di 20 posti al terzo round, dando così un valore generale delle trade molto basso. Insomma, la posizione ci sta, non mi piace il tipo di scelta però.

Voto alla scelta: D (non per il valore di Hillman ma per il tipo di giocatore)

Quarto round, scelta numero 101: CB Omar Bolden

Anche qui sono d’accordissimo con la posizione scelta. Un CB serviva sicuramente. Il giocatore non lo conosco bene ma è opinione diffusa che abbia il talento almeno da secondo round e che sia scivolato al quarto per via degli infortuni subiti. Ha infatti saltato tutta l’ultima stagione per una rotture del legamento crociato. Questo non mi tranquillizza visto che delle ultime tre stagione ne ha perse due per infortunio. Per quest’anno noi dovremmo essere a posto coi titolari, ma dietro Bailey a roster troppi CB hanno avuto problemi di infortuni (Vaughn, Thompson, Porter). Ne aggiungiamo uno valido, con lo stesso rischio. Al quarto round però si può rischiare più a cuor leggero.

Voto alla scelta: B

Quarto round, scelta numero 108: C Philip Blake

Che il centro fosse il punto debole della nostra linea d’attacco non c’erano dubbi. Si è scelto di rinforzare la linea con il centro di Baylor, lo stesso che ha sostituito al college J.D. Walton, ora il titolare dei Broncos. I due si ritroveranno a giocarsi il ruolo di titolare, con Blake che potrà essere utilizzato anche come guardia. La sua carriera al college lo ha visto snappare per Robert Griffin III, la scelta numero due assoluta. Dovrebbe essere un buon punto di partenza.

Voto alla scelta: B

Quinto round, scelta numero 137: DE Malik Jackson

Altro uomo di linea difensiva che fa della caccia al qb la sua caratteristica principale. Il ruolo ci serviva e il giocatore andrà verificato sul campo. Di certo sembra una mossa giusta a questo punto del draft. Forse un pelo leggerino per giocare contro le corse, ma se rimarrà in squadra il suo ruolo sarà limitato alla pass rush.

Voto alla scelta: B

Sesto round, scelta numero 188: OLB Danny Trevathan

Non un fisico enorme, leggermente basso e leggero per un linebacker ma molto redditizio al college dove ha collezionato un numero di tackle incredibile in tutte le stagioni disputate. Può ricordare Wesley Woodyard e inizialmente almeno negli special team dovrebbe dire la sua. Anche qui la scelta arriva in un ruolo in cui serviva quindi non può essere negativa.

Voto alla scelta: C

In conclusione, quello che mi è piaciuto del draft è che si è preferito guardare i numeri sul campo dei giocatori scelti, quindi la reale produzione, piuttosto che i numeri della combine, spesso traditori. Le posizioni in cui avevamo bisogno sono state coperte tutte, anche se le scelte degli uomini e dei round in cui sono stai scelti lasciano un po’ pensierosi, sopratutto un qb al secondo round.

La cosa che non mi piace però è che come dice Elway in un draft si cercano tre titolari. Io qui faccio fatica a trovarne anche solo uno.

Derek Wolfe vedrà molto il campo ma probabilmente solo in una rotazione, così come Hillman verrà impiegato almeno part-time. Il terzo a vedere il campo potrebbe essere il C Philip Blake e Omar Bolden al massimo come quarto cornerback in una dime defense. Insomma i tre titolari “sicuri” io non li vedo, per questo il voto complessivo al draft non è positivo. Direi un C- per essere ottimisti.