Prima o poi doveva succedere.
Si sapeva, il record 16-0 non era e non deve essere l’obiettivo principale, una sconfitta prima o poi doveva arrivare ed è arrivata a Indianapolis, contro i Colts che di Manning sono stata la squadra per moltissimi anni, prima dell’approdo ai Broncos. Una domenica particolare per Peyton, tornato a “casa” tra molti tifosi che ancora lo applaudivano e inneggiavano per il Super Bowl vinto (già, solo uno) e per la qualità del gioco fatta vedere durante la sua lunga carriera. Forse emozionato, anche se non sembra il tipo, o forse semplicemente in difficoltà per le trame che si sviluppavano durane la partita, non è stato il solito Manning visto fino ad ora. Parecchi passaggi imprecisi, soprattutto quelli sul lato sinistro per D. Thomas, troppo spesso corti, e alcune scelte non sempre ideali come la costante ricerca di screen pass per i running back che però non hanno portato a grossi successi. Approccio alla partita certamente da condividere con il coaching staff, anche se con la libertà che ha il qb di cambiare i giochi sulla linea non si sa mai fino in fondo chi sceglie il gioco da effettuare tra lui e i coach. La squadra non ha giocato bene, la partita è stata inzialmente chiusa ed equilibrata con il punteggio che è cambiato più volte portando il vantaggio da una parte all’altra del tabellone con segnature alternate e sembrava che nessuna delle due squadra avesse un netto dominio sull’altra. Però a metà del primo tempo, sul 14-10 per i Broncos, l’attacco si è ingolfato e i successivi 6 drive son finiti senza punti sul tabellone.
Mani addosso a Manning
Una safety subita da Peyton Manning (fumble causato da Robert Mathis e poi recuperato da un compagno) ha dato il via alla cavalcata dei Colts, che costringendo al punt i Broncos per i successivi 5 drive a cavallo tra secondo e terzo quarto, tenevano a secco l’attacco e costringevano la difesa a rimanere in campo e a faticare contro l’ottimo attacco messo in piedi dal nuovo leader dei Colts, Andrew Luck. Ma era la difesa dei Colts a mettere a dura prova il nostro attacco, solitamente molto efficace. L’assenza del RT Franklin, dopo quella di Clady, si è fatta sentire sulla linea offensiva (dove manca anche il C titolare JD Walton). La coperta inzia a essere corta e la pressione avversaria sul qb dei Broncos inizia a essere importante. Ieri ben 4 sacks subiti, la safety e un intercetto causato sempre dalla pressione avversaria su Manning. Inoltre il colpo subito da Mathis ha fatto nascere alcuni dubbi sulla possibile perdita di forza mostrata nei lanci successivi. Manning ha minimizzato le domande della stampa a tal proposito con una battuta “Dopo il colpo ho lanciato molti passaggi traballanti, molti passaggi da touchdown traballanti” come a voler dire che non c’è stato nessun tipo di conseguenza e speriamo davvero sia così. Fatto sta che la linea dovrà trovare ben presto un suo assetto perchè non possiamo permetterci che Manning venga maltrattato dalle difese avversarie, altrimenti le nostre speranze crollano in maniera netta.
C’è Miller, ma cambia poco
L’attacco ha faticato certo, ma nel quarto periodo una ripresa c’è stata, sono arrivati altri due touchdown a rimettere in partita i Broncos ma i Colts erano già parecchio avanti, 33-17 alla fine del terzo periodo. Continuando la brutta tendenza che si vede da inizio stagione, la difesa non è stata in grado di tenere a punteggio basso i Colts. Luck ha fatto il bello e il cattivo tempo, pur senza strafare. La sua è una prestazione non stellare nei numeri ma molto solida, mette a referto 228 yards con 21/38 e 3 Td senza intercetti. A completare l’opera anche un td su corsa e altre corse buone per il primo down al momento decisivo, ad aumentare la sensazione che stia diventando sempre più leader della squadra e sempre più maturo. La difesa soffre tremendamente ancora una volta dimostrando tutti i suoi limiti. E’ rientrato Von Miller, dopo le sei giornate di squalifica per… “essere scemo” diciamo. Il suo apporto non è stato importante come sperato, forse un po’ di ruggine e un po’ di mancanza di abitudine al contatto fisico, hanno limitano il suo impatto sul match. Solo 2 placcaggi per lui e poca pressione su Luck. Già dalle prossime gare il suo apporto dovrebbe migliorare, almeno è quello che i Broncos sperano. Mancava ancora invece il MLB Woodyard e forse è stata la mancanza più importante. Wesley è il leader della difesa, oltre ad essere un ottimo linabacker. E’ quello che urla e tiene insieme il reparto, il vero capitano e la sua assenza lascia un buco importante in mezzo alla difesa. Il suo sostituto Lenon non è al suo pari e tutto il reparto ne risente. Tra le secondarie la prestazione migliore è ancora di Dominique Rodgers-Cromartie che più di una volta salva il risultato con ottime giocate sui ricevitori avversari. In difficoltà invece Champ Bailey, completamente distratto nell’azione del td di Heyward-Bay, dove si perde il ricevitore in motion sulla linea come un dilettante. Inoltre per lui di nuovo un infortunio subito di cui si attendono notizie nei prossimi giorni. Anche gli altri compagni di reparto comunque non hanno brillato, lasciando spazi ampi ai ricevitori e tight end dei Colts per completare i loro giochi e avanzare per il campo.
Troppe palle perse
I Broncos concedono anche oggi una valanga di punti, 39 per la precisione, ma non è solo colpa della difesa. Ieri le palle perse sono state decisive dando ottime posizione di partenza all’attacco di casa. Sanguinoso il fumble di Trindon Holliday che perde palla sulle proprie 14 yards durante un ritorno di punt e concede il facile touchdown ai Colts nel drive successivo. Sul finale quando si cerca la disperata rimonta e si è vicini alla meta avversaria, è ancora il running back Hillman a perdere il pallone che viene recuparato dai Colts mettendo praticamente la parola fine sul match. Per Hillman i fumble iniziano a essere troppi, se abbinati poi alla mancanza di big play che ne giustifichino l’utilizzo. Se per lui le cose non cambiano la vedo dura in futuro. Dietro Moreno, ieri per niente spettacolare, sembra ci sia una gara a chi spreca l’occasione tra Ball e Hillman, che alternano un fumble per uno quando chiamati in causa. Io continuo a preferire Ball, anche se non ha ancora dimostrato nulla di speciale. In aggiunta ai due fumble ci sono stati come detto la safety e l’intercetto di Manning, a completare l’opera. Con 4 turnover l’attacco certamente non ha aiutato questa difesa già in enorme difficoltà.
Una sconfitta che deve servire
La sconfitta doveva arrivare ed è arrivata. I segnali c’erano già stati nei turni precedenti, dove si era visto un attacco stellare e una difesa troppo allegra e si poteva intuire che in caso di giornata no dell’attacco, la partita sarebbe stata subito in bilico. Questo è prontamento successo e nonostante tutto si è comunque riusciti a portare la partita agli ultimi due minuti e chiudere a soli a 6 punti di distacco finali. Questa sconfitta deve essere una sveglia per tutto l’ambiente, troppo gasato dall’inizio in pompa magna e offuscato dall’attacco eccezionale che copriva tutti gli altri difetti della squadra. Ora i difetti sono venuti fuori ed è il momento migliore, perchè c’è tutto il tempo per porvi rimedio e impostare nuovi schemi che correggano gli errori visti in queste giornate. C’è ovviamente da restare ottimisti ma non sedersi sugli allori e questa sconfitta serve proprio allo scopo. Il coaching staff probabilmente lo sapeva già, ma vedere una L in classifica può servire a dare la scossa anche ai giocatori, che forse erano un po’ troppo convinti di essere imbattibili, visto che si erano vinte 17 partite di file di regular season. La doccia fredda è arrivata e ora si torna sulla terra, con i Chiefs che invece continuano a vincere e al momento sono 7-0 in AFC West dunque non è più il momento di scherzare, ora serve mostrare i muscoli e giocare più determinati. Le possibilità di fare bene ci sono tutte e già da domenica contro i Redskins avremo le prime risposte.
MHC MVP: Eric Decker – 8 rec per 150 yards e 1 Td