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Peyton Manning ha deciso, giocherà a Denver le restanti stagioni della sua carriera. Questa mattina ha contattato John Elway per avvisarlo della scelta.

I Broncos stanno cercando di cedere Tim Tebow.

Si è dunque conclusa l’attesa per sapere dove il futuro Hall of Fame avrebbe chiuso la carriera. La scelta è caduta sui Broncos, forse grazie all’ottimo lavoro di John Elway, che sembra essere riuscito a convincere il giocatore che Denver è la franchigia giusta per lui.

Analizzando i vari elementi che possono aver influito sulla scelta, c’è sicuramente l’influenza che l’ex qb numero 7 dei Broncos ha su tutto l’ambiente NFL, e il fatto stesso che lui sia riuscito in carriere a vincere ben due Superbowl dopo i 36 anni (età che Manning raggiungerà nei prossimi giorni) fanno di lui un esempio vivente che con la squadra giusta si può ancora puntare a vincere anche nel finale di carriera.

Se però sono chiarissimi e condivisibili i motivi che hanno spinto i Broncos a rischiare il tutto per tutto per prendere Peyton Manning e garantirsi così il loro franchise quarterback per i prossimi due-tre (forse quattro) anni, non è così palese come mai l’ex Colts abbia preferito i Broncos ad altre realtà apparentemente più allettanti.

Miami è stata scartata quasi subito, nonostante Peyton abbia casa nella città della Florida, non è evidentemente considerata un ambiente giusto per vincere subito. La stessa cosa potrebbe essere detta per Arizona, dove la presenza di Larry Fitzgerald, uno dei migliori ricevitori della lega, non basta per far emergere la franchigia da un certo anonimato, non rendendola una destinazione allettabile.

I 49ers a un certo punto sono entrati in gioco un po’ a sorpresa e sono sembrati da subito i favoriti. Una squadra arrivata a un fumble dal superbowl l’anno scorso, il coach of the year, una difesa molto forte e in attacco armi di tutto rispetto, dal TE Vernon Davis, al RB Frank Gore ai ricevitori Micheal Crabtree e l’ultimo arrivato Randy Moss. Il tutto in una città fantastica, con un buon seguito di pubblico e di stampa. L’unica pecca è il fatto di appartenere alla NFC, dove già ci sono i Giants del fratellino Eli ed è ormai chiaro a tutti che il sogno della famiglia è quello di vedere in futuro il Manning Bowl con la sfida tra i due fratelli al Superbowl.

Tennesse è dove Manning ha frequentato il college, i Titans puntavano sulla sua familiarità con lo stato e hanno fatto di tutto per convicere Peyton a giocare con la franchigia, fino ad offrirgli un contratto “a vita” con tanto di ruolo proprio alla Elway al termine della carriera. La stampa locale e il proprietatio Bud Adams ci credevano davvero, pensavano di avere tutte le armi al posto giusto, ma evidentemente Peyton ha visto qualcosa che non gli è piaciuto in pieno, forse il progetto sportivo, o forse il troppo clamore della stampa, non lo sapremo mai ma alla fine ha scartato anche questa ipotesi.

A Denver trova una squadra in ricostruzione, giunta ai playoff un po’ per “miracolo”, ma all’interno di una division abbordabile, e la sola presenza di Manning la porta ad essere la favorita per rivincere l’AFC West e approdare nuovamente ai playoff. Le armi a sua disposizione non sembrano essere molte però, i due ricevitori principali sono al momento Demaryius Thomas, che ha dato segnali di grande qualità, se sta bene fisicamente potrebbe avere l’anno dell’esplosione definitvia e diventare uno dei top WR della lega. Con lui ci sarà Eric Decker, che nella prima parte della stagione scorsa ha fatto grandissime cose, dimostrandosi un ottimo ricevitore dal buon fisico, mani solide e ottime tracce corse, mancando solo della velocità esplosiva per andare sul profondo. Con i passaggi rapidi di Manning dovrebbe essere il prinicipale bersaglio e garantire un buon successo. Dietro di loro però c’è il vuoto, Royal è stato perso in free agency (ai Chargers) e Matt Willis non è al momento una certezza.

Servono sicuramente altre armi da offrire a Manning, il reparto TE è da ricostruire visto che Daniel Fells (Patriots) e Dante Rosario (Chargers) hanno lasciato la squadra. Restano il rookie Julius Thomas, dal grande potenziale ma ancora non mostrato, e Virgil Green, più bloccatore che altro. Sicuramente ci sarà un tentativo per arrivare a Dallas Clark, arma principale di Manning ai Colts.

La linea di attacco è discreta, anche se più adatta al gioco di corse che alla protezione sui passaggi. In ogni caso il LT Clady è una garanzia, la posizione che va migliorata è quella del centro, e anche qui pare ci sia intersse per Jeff Saturday, il centro storico di Manning ai Colts.

I running back vanno migliorati, Willis McGahee è reduce da una ottima stagione ma ha 32 anni e serve almeno un altro RB all’altezza di fare il titolare (Moreno putroppo ha deluso le attese). Anche se il gioco di corse non sarà più così utilizzato (almeno non come l’anno scorso) non si può credere che il solo McGahee possa bastare. Inoltre Manning va “protetto” non costringendolo a lanciare 40 palloni a partita, ma sfruttando la sua qulità per portarsi in vantaggio subito e poi gestire il match con le corse come piace a John Fox.

La difesa dei Broncos è costruita per gestire il vantaggio, infatti ha ottimi pass rusher, ma soffre ancora troppo contro le corse. Sono stati rifirmati i due linebackers Joe Mays (MLB) e Wesley Woodyard (WLB) ma c’è l’incognita DJ Williams che rischia 6 giornate di sospensione per l’utilizzo di sostanze vietata (già effettuato il ricorso, come lui anche Ryan McBean).

Servirà un upgrade durante il draft almeno nella posizione di DT, dove Bunkley al momento sta valutando le alternative e non ha ancora firmato il rinnovo propostogli. E’ stata firmata la safety Mike Adams dai Browns e si cerca un CB da affiancare a Champ Bailey, mentre non è ancora noto se Brian Dawkins giocherà ancora o si ritirerà per i guai al collo.

Insomma, l’impressione è che non sia stata la forza della squadra a convincere Manning, visto che c’è ancora molto da fare per definirsi dei “contender” per il Superbowl, anche dopo l’arrivo dell’ex colts.

L’ambiente, il coach (che darà carta bianca per gestire l’attacco a Peyton), la dirigenza, la città e soprattutto John Elway e la sua presenza carismatica hanno fatto si che il free agent migliore di tutti i tempi abbia deciso di continuare la sua carriera ai piedi delle Rocky Mountains.

La Tebowmania dovrà farsene una ragione…


La terza partita di preseason è sempre quella più importante, e più indicativa. I titolari giocano tutto il primo tempo e a volte anche il terzo quarto, e quindi si può già intuire come sta andando la preparazione e a che punto è l’intesa di squadra.

Stando a queste premesse, i Broncos sembrano davvero sulla strada giusta. I titolari infatti, finchè in campo, hanno messo a tabellone 17 punti, con due drive da touchdown, e concesso solo 3 punti agli avversari, mettendo in mostra un’ottima solidità generale, e una difesa che sembra davvero aver cambiato pagina rispetto alle annate precedenti. Ma è solo preseason e non bisogna montarsi la testa.

L’attacco titolare ha iniziato con la solita formazione ma con qualche difficoltà a muovere la palla in attacco. Kyle Orton non ha iniziato nel migliore dei modi, lanciando il primo intercetto di stagione su una lettura completamente sbagliata. Sul finire del primo tempo però si è ripreso, mettendo a segno due drive che hanno portato 10 punti sul tabellone. Il primo è stato chiuso con la corsa da 2 yards di Willis McGhee (terzo touchdown per lui in preseason), e l’altro con un ottimo field goal dalle 57 yards di Matt Prater. Da notare che successivamente lo stesso Prater ha mancato per un soffio un incredibile calcio dalle 69 yards, arrivando solo un paio di yard corto, davvero notevole.

L’altro touchdown è arrivato nel terzo quarto, quando Kyle Orton ha pescato Erik Decker un passo dentro la endzone con un lancio di 6 yards. A metà del terzo quarto Orton ha lasciato il campo, per lui 16 su 23 per 236 yards, 1 td e 1 int alla fine.

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Secondo match di preseason per i Broncos, e prima vittoria stagionale. Allo Sports Authority Field at Mile High, i ragazzi di coach Fox sono autori di una prestazione convincente. Sia in attacco che in difesa, i titolari, in campo per quasi tutto il primo tempo, tengono testa ai titolari dei Bills chiudendo il primo tempo con due drive da touchdown e concendendo solo un field goal agli avversari.

Le indicazioni positive cominciano dall’ottima prestazione di Kyle Orton, ormai induscusso qb titolare, autore di una gara maiuscola. 10 su 13 per 135 yards, 1 TD per lui e un qb rating intorno ai 135. Sempre preciso, sia sul corto che sulla media distanza, solo una volta in difficoltà e costretto a subire un sack della prima scelta dei Bills, quel Marcel Dareus tanto accostato ai Broncos nei discorsi pre draft. Con questa prestazione Orton ha cementato la sua posizione di starter indiscusso dei Broncos, e vista anche la retrocessione di Tim Tebow a terzo quarterback, inizia a sembrare quantomeno curiosa l’idea del management di liberarsi di Orton prima della stagione. Forse qualcuno ringrazierà Orton per non aver accettato il contratto offerto dai Dolphins…

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Practice Report – Saturday 30, moring session

Sabato mattina seconda e ultima apparizione per me al training camp dei Broncos.

Arrivato presto riesco a sedermi in buona posizione sulla sideline, prima che il centro di allenamento si riempia. Presenti infatti circa 3000 persone (a detta dello staff).

Giornata splendida e temperatura che già dalla mattina si aggira intorno ai 30 gradi. Campo ancora vuoto. Read on »